Sai cos’è la disfunzione erettile?

Per disfunzione erettile (DE), spesso indicata con il termine di impotenza, si intende la ricorrente o persistente incapacità ad ottenere e mantenere un’erezione valida tale da consentire rapporti sessuali soddisfacenti per entrambi i partner. Questa patologia può influire sul benessere fisico e psicologico, a tal punto da impattare negativamente sulla qualità di vita degli uomini e dei loro partner. L’erezione del pene è un fenomeno complesso che richiede un equilibrio fine e coordinato tra il distretto vascolare, neurologico e tissutale. Tale processo  comporta la dilatazione arteriosa, il rilassamento della muscolatura liscia trabecolare e l’attivazione del meccanismo veno-occlusivo dei vasi penieni. Ad approfondire questo tema ci aiuterà il Dott. Gianmartin Cito, Urologo Andrologo, della Società Italiana di Andrologia

  • Qual è la prevalenza degli individui che presentano disfunzione erettile?

La DE rappresenta una patologia di rilevante impatto sociale: si calcola infatti che, in Italia, il 13% degli uomini, ossia circa 3 milioni, siano affetti almeno in parte da DE. Altre ricerche  internazionali, condotte su gruppi più ampi di popolazione hanno rilevato la presenza di DE in oltre il 50% dei casi se si includono anche le forme lievi-moderate. L’incidenza di tale problematica aumenta con l’avanzare dell’età, passando progressivamente dall’ 1,7% nei pazienti di età inferiore ai 50 anni al 48,3% nei pazienti di età maggiore di 70 anni.

  • Quali sono le principali cause che possono determinare un calo dell’erezione?

La causa della disfunzione erettile può essere circoscritta in tre categorie che includono la forma organica, psicogena e mista.  Tuttavia, nella maggior parte dei casi si tratta in realtà di forme ad eziologia mista. Senz’altro un ruolo molto importante è svolto dallo stile di vita. Infatti l’obesità, la vita sedentaria e il fumo ad esempio, possono incidere negativamente sulla salute sessuale dell’individuo. Condizioni metaboliche (come il diabete e l’ipercolesterolemia), deficit ormonali (come il calo di testosterone),  l’assunzione cronica di diversi farmaci (per esempio i beta-bloccanti per il controllo dell’ipertensione) o le conseguenze di diverse procedure chirurgiche (per esempio la prostatectomia radicale) possono essere responsabili della comparsa di DE. D’altra parte, tra le condizioni psicogene possiamo annoverare alcune di tipo generalizzato (come i disturbi dell’intimità sessuale) o altre di tipo situazionale (stress, ansia da prestazione).

  • Quali malattie favoriscono o potenziano questa condizione?

La DE condivide fattori di rischio comuni con le malattie cardiovascolari. Vi è infatti una crescente evidenza nella comunità scientifica che la DE può essere un segno precoce di malattia coronarica e vasculopatia periferica. A tal proposito, la DE non deve essere considerata soltanto con un approccio  psicofisico, ma soprattutto come un potenziale campanello d’allarme per la salute generale dell’uomo.

  • Come si fa diagnosi di disfunzione erettile?

La prima fase della valutazione della DE comprende sempre una dettagliata storia medica e sessuale dei pazienti e, se disponibile, dei loro partner. L’anamnesi sessuologica deve includere informazioni sull’orientamento sessuale, precedenti e attuali rapporti sessuali, stato emotivo con cui l’individuo  affronta la tensione e l’ansia, esordio e durata del problema e precedenti consulti e trattamenti effettuati.

Devono essere raccolte informazioni dettagliate sulla rigidità e durata delle erezioni sia stimolate sessualmente che mattutine/notturne spontanee, e sui problemi connessi al desiderio sessuale (libido), eccitazione, eiaculazione e orgasmo.

Sono disponibili specifici questionari psicometrici validati, come l’International Index of Erectile Function (IIEF) che aiutano il clinico a valutare i diversi domini delle funzioni sessuali e il livello di gravità del disturbo.

L’esame obiettivo andrologico rappresenta un punto chiave. La visita serve ad escludere ad esempio,  un quadro di franco ipogonadismo (riduzione patologica del volume dei testicoli), anomalie del pene (curvature patologiche), a rilevare problemi cardiovascolari (aumento dei valori pressori) o metabolici (fimosi come segno di diabete mellito misconosciuto), oltre che ad escludere problemi neurologici di rilievo. Inoltre, la valutazione della prostata mediante esplorazione digitorettale costituisce un esame essenziale, in quanto le dimensioni prostatiche rappresentano un indice importante di androgenizzazione a tutte le età, oltre ad escludere l’eventuale esistenza di processi infiammatori in atto (ad esempio prostatiti).

Per quanto riguarda la diagnostica di laboratorio è molto importante lo studio del quadro ormonale con dosaggio del testosterone totale, prolattina, glicemia, trigliceridi, colesterolo, PSA (antigene prostatico specifico) plasmatico nei pazienti generalmente di età superiore ai 50 anni.

L’Eco-Color-Doppler penieno può essere utilizzato per la valutazione dell’integrità vascolare del pene e porre diagnosi su base vasculogenica. Tale esame può anche prevedere una stimolazione farmacologica con sostanze vaso-attive iniettate all’interno dei corpi cavernosi del pene, al fine di studiare l’afflusso ed il deflusso del sangue in condizione di erezione.

Inoltre, un altro possibile esame da eseguire è l’erettometria notturna che si avvale di uno strumento in grado di monitorare le erezioni spontanee durante le ore notturne.

  • Come si cura la disfunzione erettile?

Innanzitutto, è fondamentale riconoscere ed eventualmente modificare o rimuovere tutti i fattori di rischio che impattano negativamente sulla sfera sessuale, come ad esempio un errato stile di vita, una dieta ricca di grassi o anche assunzioni di droghe o farmaci che abbiano effetti collaterali sulla funzione erettiva.

In caso di forme psicogene, possono essere proposti vari tipi di trattamento: comportamentale, cognitivo, analitico eccetera, a seconda delle componenti maggiormente prevalenti dal punto di vista  psicosessuologico.

Qualora la causa sia invece ormonale, la terapia sostitutiva con testosterone può essere efficace in caso di deficit, solo quando altre possibili cause endocrinologiche (come ad esempio iperprolattinemia, iper o ipotiroidismo) siano state escluse.

Inoltre, considerato come già detto, che la DE può rappresentare un sintomo precoce d’esordio di angiosclerosi antecedente un episodio di ischemia maggiore, o di una microangiopatia diabetica, trattare i fattori di rischio sottostanti (es. ipertensione, iperglicemia) può portare ad un progressivo miglioramento.

La terapia di prima linea nel trattamento della DE include farmaci che determinano una vasodilatazione a livello penieno, e agiscono migliorando l’afflusso e la stasi del sangue all’interno dei corpi cavernosi. Essi possono essere utilizzati al momento di un rapporto sessuale (on-demand) o nell’ambito di un programma riabilitativo (uso cronico). Le molecole attualmente  disponibili in commercio sono il Sildenafil, Vardenafil, Tadalafil ed Avanafil, che hanno differenti velocità di azione e durata. Tali farmaci devono essere prescritti sotto stretto controllo medico specialistico. Infatti, soltanto dopo un attento counselling, lo specialista andrologo potrà “cucire” la terapia sulla base di ciascun singolo paziente e dunque adattarla alle sue necessità e abitudini sessuali.

Altre possibili terapie comprendono sostanze vaso-attive (Alprostadil) iniettate direttamente nei corpi cavernosi, o  creme ad applicazione locale intrauretrale.

Inoltre, è importante annoverare tra i possibili trattamenti, il Vacuum Device, un dispositivo che crea un vuoto meccanico attorno al pene richiamando sangue all’interno dei corpi cavernosi, e la terapia extracorporea ad onde d’urto (Li-ESWT), un tipo di trattamento innovativo finalizzato a determinare la rigenerazione del tessuto vascolare a livello penieno.

  • Se i farmaci non funzionano, esiste un intervento chirurgico?

I pazienti che non abbiano avuto una risposta efficace con l’utilizzo di farmaci per uso orale o iniettati per via intracavernosa o che abbiano una controindicazione assoluta all’assunzione di suddetti farmaci o non vogliano ricorrere a terapie medico-fisiche, possono essere indirizzati al trattamento chirurgico che prevede l’impianto di una protesi peniena.

Ad oggi, esistono differenti tipi di protesi peniene, distinte in due categorie principali: idrauliche e non idrauliche. La scelta del tipo di dispositivo viene concordata dallo specialista andrologo con il paziente tenendo conto di diversi fattori come: aspettative, età̀, compliance del paziente e coinvolgimento del partner, severità̀ della disfunzione, malformazioni peniene eventualmente associate e condizioni generali.